domenica 31 luglio 2011

Antico

Vorrei che la mia vita fosse un giorno di pioggia,
una tela dal gusto antico sulla quale dipingere le mie memorie.
Vorrei sedere sotto una statua, ascoltando le gocce piangere in silenzio, fissare l'orologio appeso al muro in questa stanza di legno.
Come un vecchio, vorrei amare per sempre i fantasmi del passato, girarmi e guardar indietro in nostalgia..
Un violino si ode danzar col suo piano, resto ammirando il pallore di questa tela ormai ingiallita, cosciente che da oggi anch'io so chi sono.

mercoledì 6 aprile 2011

Castelli di carta

Su un cielo grigio, con gli alberi morti, le case diroccate ho preso un pennello e l'ho trasformato nella mia spada. Ho ucciso i draghi che ti tormentavano, ho costruito imperi colorando un mondo un tempo spento. Tutto maestoso fin quando un giorno mi resi conto di aver smesso di odiare per te, di aver dato possibilita' a gente che non lo meritava per te.. E poi tu, per me, hai scelto di non farlo.

E' stato un attimo decidere, non hai dato spazio nemmeno al dubbio.. Mi avresti seguito in capo al mondo, avresti fatto di tutto.. Ma mi rendo conto che non lo avresti fatto per me, ma per chi ti aveva detto che dovevi fare cosi.

Abbiamo costruito castelli per rifugiarci dagli attacchi del mondo. Sognavo avresti fatto tutto per me, come io per te.. Poi un giorno sono salito sulla torre piu alta, guardando l'immensita' di quello che insieme avevamo creato, la vastita' del nostro regno.. Era tutto perfetto, ma poggiandomi sulle merlature della torre per sporgermi un po', le sentii cedere sotto le mie mani. Caddi.
In un mondo di pietra, per noi avevamo costruito castelli di carta ed io nemmeno lo sapevo.

mercoledì 23 marzo 2011

Questa e' una bandiera per le stelle della collina

Questa e' una bandiera per le stelle della collina,
Che ci guardano dall'alto ormai mute.
Stelle marce in attesa del mattino,
Che pregano in terra,
Come in terra si prega il cielo.

Chissà cosa diranno..

Ostico palato di sangue ubriaco,
Kerosene come pioggia,
Avido zittisco,
Teorema senza mai significato..

Viaggio in contromano,
Alla velocità della luce,
Perchè il ricordo non svanisca,
Perchè il tempo non lo bruci..
Ma per quanto possa essere veloce,
Vediamo la luce, ma forse la stella non c'è gia più...



Resto sulla panoramica guardando le stelle.

Siamo onesti, cerchiamo l'amore eterno e moriremmo per chi ci ama.

Tutti si ammazzano per sembrare uguali o diversi.. Ma cosa c'è di uguale o diverso nell'essere uguali o diversi se alla fine il diverso dal diverso lo si odia comunque? Sarebbe meglio lasciar correre e pensare a come siamo noi, non a come appaiono gli altri, in modo da apparire come il riflesso di noi stessi, e non di qualcun altro mascherato da noi. Ma visto come gira il mondo, tutta la gente che poi su facebook ipocritamente posta link sull'amore eterno e l'onestà sterminata verso amici/parenti/persone in generale, se potesse fare introspezione prima di ridicolizzarsi per lo scarso contenuto del proprio io, ci farebbe un favore.. E ne farebbe uno piu grande a se stessa..

venerdì 16 aprile 2010

Taccio

Cuori di amianto che si scontrano scalfendosi l'un l'altro in un perpetuo grondare di rumori assordanti, ronzii crespi e grattanti, dolore ed amore, pensiero graffiato che cade in un tonfo agitandone le polveri.
Lontano da ogni sogno, dormi serena in cima al nulla che ti sei costruita, piangendo sofferente per una lacrima sprecata. Dinanzi me cogiti di una speranza ormai vana, ricercata e perduta nella molteplicità delle tue avventure, sicchè ora ne soffro ascoltando il tuo lamento.
Domini casta nel silenzio che c'investe, in questo giorno di pioggia fisso perdendomi le punte degli stivali ormai stanchi di passeggiare. Bianco e nero mal fissato, dilaga al bollore del gelo tuo, divorante il mio vano urlo di pace oltraggiata.

Mai tu fosti cosi severa, acuente sippur nel salutare.
Or vien meco a desiderar l'adunanza dell'antichi spettri accinti al brusio,
Diretti al boia, tutt'innanzi a pregare.
Mi pento, l'ammetto, della dimenticanza tipica d'una mia imperfezione
Taccio or al tergermi da questo acido mi menare.

Persa s'è, de la voglia di lottare, persa s'è lei d'ogni speranza,
Io resto qui saldo,
Maledetto da te pure, ma d'indiscutibil costanza.

Silente si perde, me in tristezze ormai vane
Mancami tu, che d'amore io taccio.

lunedì 4 gennaio 2010

Regentag

Deathly walks among the living... None to hear it cry, none to see it die. What's it? A non-living person, voted to pain, engraved by its own life on that forgotten rock of loneliness.. Laid aside by its life, laid up with sorrow..

Puddles everywhere, it walks by that lonely road drenchin' its once-happy dreams...

It stops, raises its head up to the sky and cries out its agony..
The snow.. Falling on the ground, filling all around.. None touches it.. It has been left aside of the world. No feeling goes in, no feeling goes out...



Ed in quel giorno di pioggia mi persi in un labirinto i cui muri s'innalzavano fin oltre ogni possibile via di fuga. Gocce di stoico coraggio diventano fonte di una debolezza sepolta sotto cumuli di lacrime, vetuste barriere m'imprigionarono in catene, prigionia d'un'esistenza vota all'autodistruzione. Oggi è morta una speranza, oggi si è infranto il mio sogno piu grande. Tanto combattei per abbandonare le armi. Ma oggi rieccomi, di nuovo affardellante, di nuovo in partenza per questa guerra senza apparente fine, guerra combattuta in catene, guerra destinata alla sconfitta di tutti.

Un sorriso coprì ogni mio grido, quel sorriso sconfisse ogni mio nemico, quel sorriso divenne parte di me, e mi fece sperare nel termine del conflitto..
Oggi riprendo la mia arma, e guai a voi se oserete nuovamente farmi sperare in una pace. Non c'è pace, per me c'è solo guerra.

Amarezza.
Ed in questo giorno di pioggia, con la mia penna, ritorno a scrivere di pena e solitudine.

venerdì 9 ottobre 2009

All'ombra del salice

Eravamo soli, all'ombra del salice piangente. Eravamo io e la mia armonica.
Intonavo una melodia mai scritta, dettata dalla tristezza di un attimo. I pensieri mi assalivano come in punto di morte, pensavo a tutto ed a niente, al più ed al meno, al meglio ed al peggio.

D'un tratto la vidi in lontananza, ricomparve cosi come è sempre stata. La mia vita, con tutte le sue piccole imperfezioni dovute alle compagnie che non ho mai voluto, alle persone con le quali ho finto per ormai troppo tempo di star bene.

Ripongo lo strumento nell'astuccio ed il lettore mp3 mi inizia ad una sorta di viaggio sciamanico nel mondo della musica più tetra.

A volte capita di fermarmi a pensare di non essere compreso, cosi come questa musica.
Poi mi risollevo e dimentico tutto, adopero l'odio come una gomma che cancella la pena.

Suonano gli Opeth, una di quelle canzoni "tutte uguali", ma io la riconosco, è Hessian Peel.
Metto le cuffie ed alzo il volume al massimo. Mi sento a casa.

Sono quasi perso, mi lascio trasportare dalle onde della musica come un naufrago dal mare.
Penso e ripenso, poi aspetto e penso nuovamente. Alla fine dei conti giungo ad una conclusione:
questa gente non è cosi come la vedo. Sono tutti perfettini all'apparenza, le donne sono truccate, gli uomini pieni di gel per capelli, sono vestiti sempre come la moda dice. Quando passo mi guardano quasi con orrore, vedo il disprezzo che mi colpisce come schegge di una granata. Io, vestito sempre di nero, amante della notte e dei cunicoli oscuri. Io, bestia di metallo, che non comprendo "il modo giusto" di vestire, di essere, di ascoltare, di parlare, di fare. Dunque sono io che non vado bene alla società, che sono feccia perchè vesto come piace a me e non come dice qualcun altro, che sono feccia perchè odio, anzi aborro la discoteca, che parlo con un vocabolario ampio ed alle volte arcaico, che amo la solitudine e la riflessione in ogni istante. Non loro, le persone tanto perfette da vestire tutti "secondo legge", che fanno le cose perchè le fa qualcun altro, che pensano con un unico grande cervello collettivo, che lavorano unicamente per poi sperperare senza cognizione, senza un pensiero al futuro, senza sapere nemmeno chi veramente sono e cosa veramente vogliono.

Cogito dunque, nella mia mente contorta, ad una sorta di teatrino con 6 miliardi di attori. Lo guardo dall'esterno perchè non sapendo recitare, sono stato messo da parte.

Recitate, recitate. Tanto prima o poi tutti dobbiamo morire, e quando sarà il mio turno, sarò felice di avere, al contrario vostro, vissuto ogni istante della mia tetra ed emarginata esistenza, mentre voi fingevate di essere cio che non siete mai stati, ed in verità, mai lo sarete.